Qui «alleanze» e «rotture» mutano con la stessa velocità delle sparatorie tra clan rivali. Gli stessi che oggi sembrano avere messo nel mirino un obiettivo comune: lo Stato. Non necessariamente incarnato da soggetti istituzionali, ma rappresentato spesso da imprenditori «colpevoli» di ribellarsi alle leggi del racket.
«Sotto attacco» è finito così Cristian Vigilante, manager del gruppo «Sanità Più», testimone-chiave in un processo di mafia contro le organizzazioni che impongono il pizzo nell'area della Capitanata.
I boss hanno reagito contro di lui due volte in pochi giorni: la prima il 3 gennaio con un attentato dinamitardo sotto casa, la seconda ieri facendo saltare in area l'ingresso di un centro per anziani di proprietà della società di cui Vigilante è il responsabile delle risorse umane (cioè gestisce assunzioni e contratti di servizio). In entrambi i casi, miracolosamente, non ci sono state vittime.
A Foggia già si contano quarto attentato dall'inizio dell'anno oltre all'omicidio di un pregiudicato. Un contesto di allarme criminalità che ieri ha portato a Foggia il commissario straordinario antiracket, Annapaola Porzio.
L'accoglienza della Foggia malavitosa non si è fatta attendere: una seconda bomba davanti all'ingresso del centro «Il Sorriso di Stefano». Un nuovo «messaggio» indirizzato sia al «teste Vigilante» sia al commissario Porzio. Vigilante ha denunciato per estorsione due mafiosi foggiani nell'ambito dell'inchiesta denominata «Decima azione».
Nel novembre del 2018 l'inchiesta portò all'arresto di 30 persone tra affiliati e vertici della criminalità organizzata foggiana, per le quali è ora in corso il processo. Vigilante denunciò di essere stato vittima di una estorsione da parte dei due boss che volevano imporgli l'assunzione di un loro «protetto». Vigilante non solo rifiutò, ma denunciò in procura. Da allora la sua vita è diventata un inferno di intimidazioni; idem per il fratello Luca che del gruppo «Sanità Più» è il presidente.
A piazzare la bomba davanti ala centro per anziani è stata una persona incappucciata, ripresa dalle telecamere di sicurezza. «È chiaro che questo è un seguito alla bomba della scorsa volta», hanno dichiarato i fratelli Vigilante per i quali la Dda starebbe studiando un programma di protezione.
Di prammatica le reazioni del premier Conte: «Lo Stato e i cittadini di Foggia non abbassano la testa. Gli inquirenti sono già al lavoro e non daremo tregua a chi pensa, con la violenza, di esiliare legalità, libertà e giustizia. Vinceremo insieme questa battaglia».
Gli ha fatto eco il commissario antiracket, Porzio: «Abbiamo già inviato un contingente straordinario di poliziotti. Il ministro dell'Interno è stato molto chiaro: la risposta dello Stato sarà ancora più forte. La società civile deve restare al nostro fianco». Belle parole. Intanto a Foggia si continua a vivere nel terrore